Il Blog del Consulente Finanziario

Dove investire a brevissimo termine

3' di lettura

Storie di 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒆𝒕𝒕𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒇𝒊𝒏𝒂𝒏𝒛𝒊𝒂𝒓𝒊𝒂…

Settimana scorsa durante le mia re-call mensili con i clienti mi sono imbattuto in questa richiesta:

" Io avrei un altro gruzzolo e mi chiedevo se valeva la pena aprire un conto di deposito online anche x 24 mesi a rendimento 3,25 ed averli disponibili." (cit.)

Non è certo la prima volta che ascolto questa richiesta, però in questi ultimi mesi posso dare risposte diverse dal solito.

La classica risposta nel 2021 sarebbe stata:

Se c'è la necessità di utilizzare questi soldi tra 24 mesi, non esiste alcun tipo di investimento idoneo, tranne appunto un conto deposito. Conto deposito che nel 2021 elargiva poco o nulla, mentre oggi obiettivamente può rendere qualcosina.

Oggi sono cambiate diverse premesse e si ha almeno la possibilità di investire anche nel brevissimo termine con rendimenti superiori all'1,5%. Ovviamente questi rendimenti nulla hanno a che vedere con la protezione dall'inflazione, ma almeno ne mitigano gli effetti.

Ho quindi cercato una possibile soluzione considerando 4 classi di investimento

1- conto deposito

2- BOT

3- obbligazioni in scadenza

Il conto deposito è lo strumento più facile da utilizzare, è necessario fare attenzione al non avere vincoli contrattuali o ad averne solo durante i primi 24 mesi (in base alla richiesta esplicita del cliente). Nelle presentazioni della maggior parte di essi però si parla di 36 mesi per avere rendimenti interessanti.

Per i 24 mesi si parla di rendimenti dal 3% al 3,75% lordi.

Obbiettivamente per un investitore che volesse operare in autonomia senza grandi competenze questo strumento è l'ideale. Bassa difficoltà di apertura del conto, rendimenti come vedremo paragonabili agli altri strumenti e se si va online si trovano tutte le informazioni necessarie. Attenzione invece a fare richieste verbali agli sportelli. Durante una cena di qualche giorno fa mi hanno raccontato di essere stati presenti in fila, mentre un operatore di sportello del più capillare intermediario finanziario d'Italia vantava rendimenti del 7% dimenticandosi di evidenziare che questo rendimento era inteso in 2 anni.

< Operatore.. ok che devi vendere il tuo prodotto...ma non approfittarti della fiducia che ti danno le persone >

Al giorno d'oggi è assolutamente meglio ottenere le informazioni per iscritto.

"verba voltant scripta manet"

Sono andato poi a ricercare quello che poteva essere l'alternativa classica di un investimento a brevissimo termine offerto dallo Stato Italiano. Oggi un BOT rende il 3%. Rendimento interessante se consideriamo la durata, 1 anno, e che la nostra tassazione su questo prodotto sarebbe del 12,5% anziché il classico 26%. Unica pecca, a mio avviso è l'emittente. Per la maggior parte degli italiani esporsi con nuovi acquisti di buoni statali equivale ad una sovraesposizione, primo perché già la nostra vita è legata alla sopravvivenza finanziaria della nostra nazione, secondo perché molti di noi sono anche già creditori dello Stato Italiano. Nello specifico la mia cliente ha un portafoglio già ultra sbilanciato sui BTP.

(per approfondire il discorso dei BTP c'è un video dedicato)

Inoltre dovremmo aggiungere anche che il rating odierno delle emissioni obbligazionarie dello stato italiano è BBB, cioè il limite per essere considerate investment grade. In definitiva per il mio caso specifico è stato meglio non proporre questo prodotto.

L'ultima classe interessante da analizzare sono le obbligazioni in scadenza. Sono un prodotto che l'investitore medio non considera, guardando al mercato obbligazionario solo quando il promotore bancario di turno propone l'una o l'altra obbligazione in emissione di lì a poco. Gli investitori più consapevoli prendono in considerazione anche fondi obbligazionari, meglio se passivi, che però subiscono la fluttuazione del valore dei tassi senza la positiva influenza dell'avvicinarsi alla scadenza, come invece un'obbligazione singola. Questo perchè con un ETF le obbligazioni vengono semplicemente rimpiazzate con bond di più recente emissione e la scadenza non arriva mai.

Come anticipato c'è però la possibilità di scegliere singolarmente delle obbligazioni che stiano raggiungendo la loro scadenza. Basandosi sull'orizzonte temporale del cliente ( o del proprio orizzonte temporale, se questa ricerca è fatta in autonomia con consapevolezza e competenza) è possibile identificare alcuni prodotti interessanti. Il mercato è pieno di obbligazioni con rendimenti su cui porre attenzione e che hanno ottenuto un rating anche migliore di quello dello stato italiano.

Evidentemente possiamo guardare verso le obbligazioni corporate o verso le obbligazioni statali.

Le prime offriranno rendimenti più elevati delle seconde, nascondendo però dei rischi che è bene prendere in considerazione. Nonostante il rating, un'azienda può incappare in una serie di circostanze che uno stato difficilmente dovrà mai affrontare.

Non mi dilungherò in questo articolo sulla distinzione dei rischi di una o dell'altro asset, mi preme invece sottolineare che entrambe possono essere delle alternative valide, se l'obiettivo è parcheggiare una certa liquidità per soli 2 anni.

E' invece importante studiare anche la tassazione: Non tutti sanno che è al 12,50% per i titoli di stato di tutti i paesi nella "White List", cioè la maggior parte dei paesi sviluppati, mentre l'investitore italiano sarà tassato al 26% per tutte le obbligazioni corporate (sia nella cedola che nella plusvalenza)

In fin dei conti il mercato non regala niente a parità di rischio e di tempo, il rendimento tenderà ad uniformarsi.

Considerando le aspettative e le peculiarità della mia cliente, compresa la propensione al rischio, la proposta sarà quella di obbligazioni tedesche e francesi in scadenza tra il 2024 e il 2025 con rendimenti annuali tra il 2,54% e il 3,12%.

Ovviamente dopo una spiegazione del prodotto scelto, delle alternative e dei rischi connessi.

L'utilizzo degli strumenti finanziari dev'essere fatto in modo consapevole, ma è lampante come il mercato offra delle possibilità che spesso non vengono neanche presentate al cliente allo sportello. Il venditore di prodotti finanziari, promotore finanziario o promotore bancario, non ha nessuna remunerazione a vendere questo tipo di prodotti, perciò semplicemente non li prenderà in considerazione in quella che al cliente sembra essere una consulenza finanziaria, ma che per il promotore è una vera e propria operazione di vendita di prodotti.

Rivolgersi ad un consulente finanziario autonomo o ad una SCF, società di consulenza finanziaria (indipendente) risponde esattamente a questa esigenza. Avere un consulente che faccia solo gli interessi del cliente; tutti gli interessi del cliente.